Il presente cambia di stato senza soluzione di continuità; in un perpetuo concatenarsi, passato e futuro si abbracciano, si scavalcano l’un l’altro divenendo una sola cosa, qualche volta andando ad abitare il mondo della memoria, sia essa privata o collettiva. La trascrizione orale, grafica o su matrice tecnologica genera fonti culturali dalle quali attingere a supporto della storia, dell’etnografia, dell’antropologia, delle scienze, delle arti. 


Nella nostra esperienza l’atto di fermare il tempo/presente in uno scatto fotografico può essere una prassi per prendere visione e raccogliere momenti di tempo/presente trascorsi, fermati per la conservazione della memoria: la fotografia ha permesso di trascrivere archiviare e trasmettere, grazie all’azione della luce, infiniti presenti.

Se presente e passato sono indissolubilmente legati, in assenza di fonti certe, senza nessuna azione atta alla costituzione di una memoria sia privata che collettiva, o senza una trascrizione o celebrazione messa in atto attraverso qualsivoglia forma, il destino ineludibile del presente/passato è rappresentato dalla caduta nell’oblio, o peggio ancora dalla vittoria dei ricorsi del revisionismo. Dimenticando il concetto di tempo è più facile capire come funziona il mondo a livello fondamentale, ciononostante nella nostra esperienza l’atto di fermare il tempo/presente in uno scatto con l’ausilio della “luce” può essere una prassi per prendere visione e raccogliere momenti di tempo/presente trascorsi, fermati per archiviare momenti/esperienze.

Perché sentiamo la necessità in tempo reale di condividere quanto il nostro sguardo coglie? Perché costruiamo un’estensione della nostra persona/personalità/identità attraverso immagini della nostra privacy? Difficilmente ciò è ascrivibile solamente alla rivoluzione tecnologica dei mezzi di ripresa e diffusione digitale. Quanto le immagini che vediamo esposte in una mostra o pubblicate sui giornali sono rappresentazioni del presente e non un prodotto indotto da mode, gusti, strumenti tecnologici, cultura visiva acquisita di riflesso, digerita e metabolizzata (o non) sia dagli autori sia dai fruitori?

ARCHIVARE il presente

riflessioni sul fotografico 

fra antichi e nuovi linguaggi


è un progetto

a cura di 

di Daniela Giordi

© - 2018 / 2020



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